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Il fenomeno del monachesimo

Durante il IV secolo d. C., protetta dagli imperatori cristiani, la Chiesa conobbe una rapida affermazione e con il diffondersi della fede cristiana prese vita un fenomeno sociale – religioso, che acquisterà in breve tempo un’importanza decisiva: il MONACHESIMO. Con esso fece la sua comparsa una nuova forza, altre al clero e al laicato, destinata ad essere la guida del mondo cristiano: il cristianesimo medioevale infatti sarà un cristianesimo monastico.
Il desiderio di perfezione evangelica, dopo l’esaurirsi delle persecuzioni, finì per esprimersi nell’ascetismo; infatti con le pratiche di mortificazione corporale si pensava di offrire la propria vita per Cristo, in una sorta di martirio quotidiano, tanto che un autore ecclesiastico del VI secolo ha definito il monaco un “martire oscuro”.
Il monachesimo cristiano prese origine tra la fine del III e l’inizio del IV secolo contemporaneamente in Siria e nel Basso Egitto ad opera dei “padri del deserto”, che, ispirandosi ad alcuni precetti evangelici particolarmente radicali, decisero di  appartarsi dai loro simili e dalla vita sociale (è la scelta della “fuga dal mondo”).
Il monachesimo delle origini aveva proposto due modelli di rinuncia al mondo antitetici:
  • quello “itinerante” dei Siriaci, che vedevano nel peregrinare la garanzia di totale liberazione dal mondo e che finì per essere un mezzo di opera missionaria;
  • quello “stabile” degli Egiziani, che  vivevano da soli  o a gruppi di due o tre, in caverne, in capanne o celle di mattoni, sostenendosi con i prodotti del loro orto o con modeste attività artigianali, per cui la loro giornata trascorreva nella preghiera, nel lavoro, nella lettura e nella meditazione della Bibbia.
Da queste due impostazioni deriveranno poi:
  • il monachesimo irlandese
  • il monachesimo benedettino.
I nuovi asceti del deserto, che rinunziavano alla famiglia, scegliendo la solitudine e la lotta al peccato attraverso la preghiera, la penitenza e il digiuno vennero chiamati MONACI (dal greco “monos” monoò = solo e unico) oppure anacoreti  (dal verbo greco “anachorein” anacorein = ritirarsi ) e più tardi  eremiti ( dal greco “eremos”  hrhmoò = deserto ).
Il rappresentante più noto del monachesimo delle origini è sant’Antonio  abate  (250 – 356), al quale la tradizione ha conferito il titolo di “padre dei monaci”.

Dall'eremitismo al cenobitismo.
Il monachesimo in Occidente

Quasi contemporaneamente al monachesimo eremitico sorse quello cenobitico (dal greco coinòs bìos koinoò bioò = «comune vita»). Il suo avvento, che costituisce un arricchimento dell'esperienza monastica, è legato tradizionalmente a Pacomio, mentre la sua affermazione e organizzazione sono legati a Basilio. La novità del monachesimo pacomiano non consisteva tanto nel fatto che i monaci si radunassero a gruppi - questo accadeva già da tempo - ma che vivessero insieme ispirandosi a una regola che stabiliva le norme per la preghiera, la penitenza la disciplina, l'abito e il lavoro manuale. Alla castità e alla povertà, che facevano parte del patrimonio tradizionale dell'ascetismo eremitico, Pacomio aggiunse l' obbedienza al superiore, l' abate ( = «padre spirituale»), da cui dipendeva la stessa vita in comune. Questa nuova forma di monachesimo ebbe un'eccezionale diffusione, tanto che la Tebaide (regione dell'Egitto) finì con il diventare una «megalopoli» monastica, con migliaia di monaci divisi in gruppi di trenta o quaranta per casa a seconda dell'attività o dei servizi prestati. Accanto ai monasteri maschili, sorsero presto i primi monasteri femminili.
In seguito, la vita monastica si propagò in Palestina, in Siria, in Asia minore; proprio in quest’ultima si distinse l'attività di promotore e organizzatore del monachesimo di Basilio, arcivescovo di Cesarea in Cappadocia. Il monachesimo basiliano incontrò il favore di tutto il mondo greco; i numerosissimi monasteri bizantini lo considerarono un patriarca, allo stesso modo in cui i monaci d'Occidente, qualche secolo dopo, avrebbero reputato tale Benedetto da Norcia. Nel corso del IV secolo il monachesimo fece il suo debutto anche in Occidente. Qui, i primi importanti fermenti monastici ebbero come teatro la Gallia e si svilupparono grazie all'iniziativa di Martino di Tours e dei suoi discepoli. Successivamente, il vento del monachesimo soffiò lungo le coste del Mediterraneo settentrionale, giungendo all'isola di Lerins, presso Cannes (dove Sant'Onorato, vescovo di Arles, fondò un monastero che divenne un importante centro di cultura e di spiritualità) e a Marsiglia dove Cassiano (morto verso i1435) diede vita a due monasteri, l'uno maschile e l'altro femminile, che fecero propri in forma più attenuata gli insegnamenti brasiliani. Dall'ideale monastico restò affascinato anche il secondo dei grandi Padri della Chiesa latina dopo Ambrogio, san Girolamo, che nel 373 si trasferì nel deserto siriaco vivendo per molti anni da eremita.
In questo primo monachesimo, prevalentemente orientale, la dote più apprezzata era l’ “esagerazione”, cioè la rigorosità ascetica portata agli estremi ( vigevano addirittura le gare di ascetismo), invece non contavano molto le “regole” e la comunità era legata più all’ascendente del padre spirituale, che ne stava a capo.
Quasi contemporaneamente al monachesimo eremitico sorse quello CENOBITICO  (dal greco “Koinos bios” = comune vita   ………… Qui la dote più apprezzata era la “discrezione” o temperanza, ottenute sottomettendosi alla “regola”.
Tra la molteplicità di Regole elaborate dal monachesimo occidentale, spiccano:
  • quella di SAN COLOMBANO, del VI secolo detta “peregrinatio religiosa”, che prevedeva un monachesimo itinerante e un regime di vita molto duro;
  • quella di SAN BENEDETTO.
Nel corso dell’ VIII secolo, però, si impose in tutta Europa la Regola benedettina, quindi il monachesimo stabile. Proprio perché il monaco ha chiuso dietro la porta del monastero tutto il mondo, deve poterlo ritrovare all’interno. La regola benedettina, con il suo “ora et labora”, dimostra il nuovo atteggiamento che il Cristianesimo ha assunto di fronte al lavoro: non più disprezzo, come nel mondo classico, con la contrapposizione tra “otium / negotium”, o come nel mondo ebraico, che concepiva il lavoro come frutto del peccato di Adamo, ma una rivalutazione.
Lo si considera infatti:
  • un po’ come parte del destino umano (rientra nella redenzione);
  • un po’ come necessità per ragioni economiche, derivata dalla scelta di vivere in solitudine nelle foreste per cui bisognava, dissodare e coltivare la terra;
  • un po’ come antidoto all’oziosità, quindi rimedio alle tentazioni.
Tuttavia la progressiva aristocratizzazione del monachesimo, con cospicue donazioni di terre e di servi, creò molta resistenza al lavoro e le abbazie, intorno cui si erano costituite enormi fortune patrimoniali, furono gestite come “curtes” di proprietà laica.
La riforma di BENEDETTO DI ANIANE non fa che prendere atto di un simile cambiamento e da allora ai monasteri furono affidati principalmente due compiti:
  • celebrazione costante di uffici liturgici in memoria o in onore dei benefattori (laici o sovrani)
  • conduzione di scuole.
L’essere monaco quindi  ha a che fare con l’alfabetizzazione, tanto che la Regola prevede che il novizio sappia scrivere e il monaco deve alimentare l’anima attraverso le letture
"Alle mense dei monaci non deve mai mancare la lettura, ne ivi deve leggere chi abbia afferrato a caso un libro qualunque, ma incominci alla domenica chi poi leggerà per tutta la settimana. Chi entra in tale ufficio, dopo le preghiere finali della Messa e la comunione, si raccomandi alle orazioni di tutti, affinché Dio allontani da lui lo spirito della superbia; e tutti dicano in coro tre volte questo versetto dopo che quello lo ha cominciato: «Signore, tu aprirai le mie labbra e la mia bocca annunzierà la tua lode», e ricevuta così la benedizione, cominci l'ufficio di lettore.
Si osservi sempre un rigoroso silenzio, dimodoché non si senta nessun bisbiglio, ma soltanto la voce del lettore. Quel che è necessario ai monaci per mangiare e per bere se lo porgano vicendevolmente senza che nessuno abbia bisogno di domandare nulla. Se proprio occorrerà qualche cosa, lo si chieda piuttosto con il suono di un segnale qualsiasi che con la voce. Né ivi alcuno pensi di domandare qualche cosa sulla lettura o su altro argomento, per non fornire dei pretesti, a meno che il superiore non voglia pronunciare brevi parole per edificazione.
Il monaco lettore di settimana, prima di cominciare a leggere, beva un po' di vino per rispetto alla santa comunione e affinché non gli riesca gravoso sostenere il digiuno; alla fine pranzi con gli addetti alla cucina e con i servienti. I monaci però non devono leggere o cantare in ordine d'anzianità, ma solo quelli che possono edificare chi ascolta. {cap. XXXVIII)
In ogni momento i monaci devono osservare il silenzio, specialmente poi durante la notte. E perciò in ogni periodo dell'anno, in tempo sia di digiuno sia di pranzo, se è stagione in cui ci sia anche il pranzo, appena si levano da cena, si raccolgano tutti insieme ed uno legga le Collazioni o le Vite dei Padri o qualche altra opera che edifichi chi ascolta, non però i primi sette libri del vecchio Testamento o dei Re perché agli animi un po' deboli potrebbe riuscire dannoso ascoltare a quell'ora tali parti della Scrittura, che possono leggere in altri momenti; se poi fosse giorno di digiuno, recitato il Vespro, dopo un piccolo intervallo vadano direttamente alla lettura, come abbiamo detto, e letti quattro o cinque fogli o quanto il tempo permette, mentre tutti si radunano durante questa pausa della lettura {anche chi fosse stato occupato in qualche lavoro impostogli), tutti dunque riuniti insieme dicano Compieta e una volta usciti da Compieta non sia più permesso di dir parola ad alcuno. (cap. XLII)
E perciò crediamo che entrambi gli orari di tali occupazioni possano essere combinati in base al seguente ordinamento cioè da Pasqua fino agli inizi di ottobre al mattino, uscendo da Prima, lavorino quanto è necessario fino circa all'ora quarta; dall'ora quarta fin verso la fine dell'ora sesta siano occupati nella lettura. Finita sesta e levatisi da tavola, si riposino nel proprio letto in assoluto silenzio, e se per caso qualcuno volesse leggere per conto suo, se ne stia a leggere senza dar fastidio a nessuno. Si reciti Nona un po' in anticipo, a metà dell'ora ottava, e poi facciano di nuovo ciò che bisogna fare fino a Vespro. Qualora poi le esigenze locali o la povertà richiedessero che i monaci sono personalmente occupati nella raccolta delle messi, non abbiano ad adirarsene, poiché allora sono veramente monaci se vivono del lavoro delle proprie mani come i nostri padri e gli Apostoli! Tutto però si compia con misura, avendo riguardo ai più deboli. Dall'inizio d'ottobre poi fino al principio della Quaresima, attendano alla lettura fino alla fine dell'ora seconda. All'ora seconda si dica Terza e fino a Nona tutti attendano al lavoro loro assegnato. Dato poi il primo segnale di Nona, ciascuno interrompa il proprio lavoro, stando preparato per il suono del secondo segnale. Dopo la refezione attendano alle letture personali o allo studio dei salmi.
Nei giorni di Quaresima leggano dalla mattina fino all'ora terza compiuta, lavorando poi secondo gli ordini ricevuti fino all'ora decima compiuta. In questi giorni di Quaresima ognuno riceva un codice dalla biblioteca, da leggere di seguito e interamente; tali codici devono essere distribuiti all'inizio della Quaresima. Si incarichino innanzi tutto uno o due anziani che facciano il giro del monastero nelle ore in cui i monaci attendono alla lettura, per stare attenti che non si trovi qualche monaco pigro il quale perda tempo in ozio o in chiacchiere e non sia applicato alla lettura, e non solo si renda inutile a se stesso, ma distragga anche gli altri. Se si trovasse, che non sia mai, un tipo simile, lo si rimproveri una prima ed una seconda volta; se non si correggesse, sia sottoposto alla penitenza della Regola, in modo che gli altri ne abbiano timore. Né un monaco tratti con un altro monaco in ore non stabilite. Di domenica pure attendano tutti alla lettura, eccetto quelli che sono destinati ai vari uffici. Se però ci fosse qualcuno così negligente e svogliato da non volere o sapere stare raccolto e leggere, gli si dia da fare qualche lavoro perché non rimanga in ozio. Quanto ai monaci infermi o cagionevoli, si affidi loro un lavoro o un'attività tale che non stiano senza far niente e neppure si sentano schiacciati dal peso della fatica o addirittura tentati di andarsene; la loro debolezza deve invece esser tenuta presente dall'abbate.               


San Benedetto
 Merita attenzione il fatto che la lezione e l’esempio di san Benedetto non restano circoscritti entro questo periodo, ma eserciteranno una profonda suggestione anche in seguito nel X – XI secolo, quando sorgeranno due grandi movimento monastici, quello cluniacense e quello cistercense, come ricerca di cristianesimo genuino e autentico contro la mondanizzazione  della Chiesa.
 J. Le Goff nell’autorevole “La civiltà dell’Occidente medioevale”  definisce il ruolo svolto dal monachesimo nella civiltà medioevale:  “Il fulcro della civiltà dell’Alto M. Evo è il monastero e sempre più il monastero isolato, il monastero rurale. Esso è,  con i suoi laboratori, un luogo di conservazione delle tecniche artigianali e artistiche; con il suo scriptorium -  biblioteca, un deposito di cultura intellettuale; con le sue terre, l’attrezzatura, la manodopera dei monaci e dipendenti di ogni genere, un centro di produzione e modello economico e certamente un focolaio di vita spirituale, spesso fondato sulle reliquie di un santo.”

LE ABBAZIE: STORIA E ARCHITETTURA


L'abbazia (detta anche abazia o badia a seconda se diretta da un abate o una badessa), è un particolare tipo di monastero, che per il diritto canonico è un ente autonomo.
Il nome deriva dal tardo latino abbatia, appunto abate, termine che inizialmente si riferiva solo alla persona che reggeva l'edificio, per poi assumere il significato più esteso del complesso dei beni che erano a disposizione di tale carica religiosa. Infatti molto spesso per abbazia in toponomastica si intende non soltanto l'edificio in se, quanto anche l'insediamento che si sviluppava intorno ad esso.

Indice

Lo status autonomo


La Badia fiorentina, davanti al Bargello, Firenze
Come detto la principale diversità delle abbazie dai normali monasteri è quella dell'autonomia: il complesso abbaziale, e i territori circostanti che rientrano sotto il suo controllo, può essere considerato come una comunità religiosa, e gli edifici in cui vive essa, che è retta da un abate (a volte supportato dal capitolo). Le abbazie possono o meno essere all'interno di una diocesi: nel caso in cui non lo siano vengono denominate nullius dioecesis e di fatto assumono il ruolo di diocesi loro stesse.

 

 

Storia delle abbazie 

Le prime abbazie 

La prima abbazia di cui si ha notizia fu fondata intorno al 320 d.C. dal santo egizio Pacomio, che ne fece il luogo dove riunire la prima comunità monastica cenobita, elaborandone tra l'altro le regole interne. Pacomio portò avanti tale progetto poiché era dell'idea che l'ideale asceticocristiano si sarebbe realizzato in modo migliore attraverso una comunità piuttosto che nella singola esperienza eremitica.
Alla costruzione di questa prima abbazia ne seguirono altre, sia in Oriente sia in Occidente, dove però furono elaborate nuove regole interne, ispirandosi sia alla Regola benedettina, a partire dal 534 che alla Regola colombaniana di ispirazione monastica celtico-irlandese.

Lo sviluppo altomedievale

Sempre a partire dal VI secolo le abbazie divennero luoghi di fermento economico e culturale, oltre che di potere: questo fu dovuto molto spesso a ragioni territoriali, essendo essi spesso gli unici grandi centri organizzati in zone rurali (luoghi di sviluppo privilegiato di tali edifici) scarsamente popolate. Anche per questa ragione la costruzione e il rafforzamento del potere della abbazie fu molto spesso seguito con interesse e talvolta appoggiato da autorità che volevano, attraverso esse, mantenere il controllo di certe zone.
In questo periodo le abbazie costituirono talvolta le fondamenta per la nascita di centri cittadini di piccola o media dimensione, essendo crocevia di percorsi commerciali spesso di notevoli dimensioni, date le necessità economiche da cui la vita monastica non poteva prescindere, soprattutto nel caso di abbazie molto grandi.
Le rare abbazie che nascevano nelle città, o poco lontano da esse, erano sotto il potere dei vescovi e intessevano rapporti con le autorità signorili.

Le incursioni saracene e ungare 

Durante il IX e il X secolo i Saraceni fecero incursioni per tutta l'Europa, dove assaltarono, depredarono e distrussero diverse abbazie: l'Italia da questo punto di vista fu la zona più colpita, dal momento che vi era una forte presenza di tali centri religiosi. Tra le abbazie colpite si ricorda quella di Montecassino (che subì i danni dell'attacco che distrusse Cassino stesso), durante il periodo (841 - 851 ca) di incursioni di mercenari musulmani che erano stati assoldati nella guerra tra Siconolfo principe di Salerno e Radelchi principe di Benevento.
Nemmeno le abbazie del Piemonte furono risparmiate dall'orda saracena, sbarcata in Provenza nell'890 e scacciata solamente nel 972 da Guglielmo I di Provenza.
Sempre in questo periodo, più precisamente dagli anni trenta del IX secolo e continuando per circa 60 anni, l'Europa centrale e occidentale fu vittima delle incursioni dei magiari, che si arrestarono solo quando il popolo ungaro decise di fermarsi e stabilirsi in Pannonia (900-901, sotto la guida di Arpàd, primo sovrano d'Ungheria).
Molte delle abbazie più ricche che ressero il colpo infertole dalle incursioni saracene e ungare decisero di fortificarsi come castelli, aumentando così il loro potere territoriale e la loro autonomia.

Cluniacensi e cistercensi 

L'incastellamento delle abbazie portò però ad una progressiva crescita dell'influenza di vescovi e signori su di esse, creando molti malumori tra i religiosi di tutta Europa: conseguenza di ciò fu l'istituzione della Congregazione di Cluny (2 settembre 909). La regola cluniacense, ispirata a Benedetto d'Aniane, mirava a sottrarre monasteri e abbazie al controllo vescovale e del potere civile: per fare ciò fu formato intorno all'abbazia di Cluny un vero e proprio "impero" di priorati, autonomi, ma sottomessi al potere centrale.
L'ordine cluniacense godette di un lungo periodo di splendore, ma verso la fine dell'XI secolo e all'inizio del XII, nuovi ordini ispirati ad un ideale di povertà e austerità come l'Ordine CistercenseCertosino, misero in crisi l'influenza spirituale di Cluny, accusato di potere temporale e arricchimento al di là del consentito. e quello
In particolare è l'ordine cistercense, con la sua affermazione, a fare crollare in pochi decenni la struttura con a capo l'abbazia di Cluny, facendo sue le istanze di autonomia dei monasteri, che avevano perso la loro effettiva indipendenza nel momento in cui accettavano il principio gerarchico di Cluny.
I cistercensi, fondati da San Roberto, attuarono la loro istanza riformatrice degli ordini monastici rifacendosi all'attuazione stretta della Regola di San Benedetto, contrapponendo al lusso dei cluniacensi la semplicità ed il lavoro manuale.
L'affermazione dei cistercensi portò anche un contributo all'espansione agricola europea durante i secoli centrali del Medioevo. Infatti monasteri e abbazie venivano ora fondati in luoghi solitari ed incolti che, grazie al lavoro di monaci e conversi laici, venivano bonificati e disboscati, creando nuovi terreni da coltivare che venivano amministrati tramite le grange.

La decadenza

A partire dal XIII secolo l'affermazione degli Ordini Mendicanti, che si contrapponevano alla sempre maggiore ricchezza del clero, portò ad un nuovo cambiamento nella vita monastica della abbazie. Rifacendosi alle idee di Domenico di Guzmán e San Francesco d'Assisi, basate sulla totale mancanza di proprietà, sul voto di povertà e sulla gestione in comune dei beni da parte del religioso, i monaci cominciarono ad abbandonare le abbazie, per passare ad una predicazione tra la gente, nelle campagne e nelle città. Le abbazie conobbero quindi una drastica riduzione delle comunità religiose, oltre che ad una diminuzione radicale della ricchezza.
Fu così che pochissime abbazie, tranne alcune quali quella di Vallombrosa, riuscirono a reggere alla riorganizzazione imposta dal mutamento portato dagli ordini mendicanti.
Oltre alle motivazioni religiose c'è però da sottolineare come la decadenza delle abbazie fosse dovuta anche ad alcuni cambiamenti socio-economici del periodo: le città accrebbero il loro ruolo, creando al loro interno molta ricchezza e quindi attraendo molti lavoratori dalle campagne. La perdita di potere economico da parte dei territori rurali, da sempre i luoghi di maggior sviluppo delle abbazie, fu un fattore che pesò non poco nell'impoverimento e del progressivo sfacelo di tali monasteri.

Organizzazione interna

Religiosa

Ogni abbazia ha un proprio regolamento (denominato costituzione, una sorta di atto costitutivo), che regola e disciplina la comunità di religiosi.
Il numero minimo di membri dell'abbazia è di dodici religiosi, che abbiano ricevuto gli ordini sacrivoti solenni. o abbiano pronunciato i
I singoli membri non possono passare da un'abbazia ad un'altra senza il permesso della Santa Sede (art. 632 del Cod. iur. can.). L'abbazia è un edificio sacro ed ha come compito primario di ricordare la presenza di Dio nella storia degli uomini e attirare l'attenzione verso il messaggio divino. È dunque semplice e austero per favorire la concentrazione del fedele nella preghiera.

Economica

Dovendo spesso gestire patrimoni fondiari anche abbastanza vasti, gli abati dovettero adottare regole precise per garantire una stabilità economica alla comunità. L'economia curtense si prestava assai bene a questo scopo, essendo principalmente adatta a feudi che necessitavano di mantenersi in un'ottica autarchica, ed essendo già stata utilizzata con successo da molti monasteri.
Le abbazie cercarono così di produrre la maggior parte di quello che gli serviva all'interno dell'edificio stesso, sopperendo alle mancanze con il commercio, a volte anche con altri monasteri.
I frutti di questo sistema economico, di cui abbiamo diverse informazioni grazie ai precisi inventari che venivano tenuti dai monaci, furono nella maggior parte dei casi al di sopra delle necessità delle abbazie stesse, tanto da permettere la vendita dei beni in eccesso.
Il notevole benessere economico delle abbazie, come per i monasteri, era dovuto, oltre che all'efficacia dell'economia curtense, anche alla rigida e produttiva organizzazione interna della comunità religiosa (ora et labora) e agli aiuti economici sia da parte della Chiesa stessa (principalmente attraverso le diocesi) sia da parte di sovrani, nobili o piccoli signorotti di campagna.

Riconoscimento giuridico 

Francia

Italia

Con la promulgazione dei Patti Lateranensi (11 febbraio 1929) la legge italiana riconosceva personalità giuridica a tutte la abbazie: tale posizione non è cambiata nemmeno quando, nel 1948, i Patti furono inseriti nella neonata Costituzione italiana (articolo 7) né al momento del Concordato18 febbraio 1984). (

Struttura architettonica

Abbazia di Dorchester (Oxfordshire)
Fin dalle origini le abbazie furono caratterizzate da alcuni elementi architettonici comuni:
Altri elementi (come la cinta muraria) o fabbricati (come il mulino) si svilupparono invece solo in determinate condizioni che dipendevano dalla grandezza dell'edificio, oltre che dalla ricchezza e dalle principali attività economiche a cui si dedicavano gli ordini monastici.

 

  LE ABBAZIE BENEDETTINE D'EUROPA


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Dipinto del maestro Tondo Miller con la Madonna e i SS. Benedetto e Margherita.

 
San Benedetto trascorse tutta la sua vita nella ristretta fascia dell'Italia centrale (Umbria e Lazio) dove fondò, in particolare a Subiaco e a Montecassino, i primi esempi illustri di complessi monastici della storia del cristianesimo. La sua Regola, a partire dal pieno Medioevo e fino ai nostri giorni, è stata diffusa dai seguaci e successori del santo in ogni Paese e continente. Questa diffusione del pensiero benedettino ha visto sorgere di pari passo monasteri e abbazie quali elementi caratterizzanti l’aspetto cenobitico, stanziale, del monachesimo benedettino. Le abbazie benedettine sparse in tutto il mondo, e in Europa particolarmente, testimoniano la grandiosa forza spirituale e culturale di cui esse si fecero mediatrici. La rete di abbazie europee, quelle storicamente più ricche e importanti, rappresenta il tessuto connettivo della storia europea e della sua società civile. Il monastero diventa l’elemento culturale e urbanistico intorno al quale molti paesi e città nascono e si sviluppano.

Tra le numerose abbazie europee occorre ricordare le seguenti:

L'abbazia di Westminster (Inghilterra)
Si trova a Londra ed è un sito “patrimonio dell'umanità UNESCO”. Di predominante stile gotico, essa è tradizionale sede delle incoronazioni e di sepoltura dei monarchi britannici.

Mont-Saint-Michel (Francia)
Il santuario sorge sul Mont Saint-Michel, un isolotto roccioso situato presso la costa settentrionale della Francia. Dal 1979 fa parte del Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO.

Abbazia di Cluny (Francia)
Fondata dal Duca di Aquitania nell'omonimo paese, sede dell’Ordine cluniacense, già a partire dal tardo X secolo l’abbazia divenne la guida illuminata del monachesimo occidentale e la più famosa, prestigiosa e sovvenzionata istituzione monastica in Europa.

Abbazia di Citeaux (Francia)
Situata in Borgogna, è la storica culla della Riforma Cistercense. I suoi monaci, particolarmente dediti alle attività manuali e all’agricoltura, elaborarono le tecniche che ancora oggi in gran parte presiedono alla vinificazione del vino detto Borgogna.

Abbazia di San Gallo (Svizzera)
Fondata agli inizi del VII secolo da San Gallo, nel 747 Pipino il Breve vi introduce la Regola benedettina. L’abbazia assume così un posto di primaria importanza nel mondo culturale tedesco tra l’VIII e l’XI secolo.

Monastero di Reichenau (Germania)
Situato sull’isola omonima del Lago di Costanza, rappresenta una straordinaria testimonianza del ruolo culturale oltre che religioso svolto da un monastero benedettino nel Medioevo.

Abbazia di Lorsch (Germania)
Patrimonio culturale dell’umanità, un tempo abbazia benedettina, offre ai visitatori uno splendido esempio di architettura del basso Medioevo e una vasta collezione di esposti nel Museo interno alla struttura.

Abbazia di Notre Dame d'Orval (Olanda)
Fondata dai cistercensi nel 1132, ancora oggi ospita una comunità di monaci trappisti che, insieme a poche altre abbazie olandesi, producono la cosiddetta “birra delle abbazie” a marchio registrato.

Abbazia di Melk (Austria)
Abbazia benedettina fondata nel 1089, è da allora un importante centro spirituale e culturale in Austria. I monaci vantano una tradizione di conoscenze in molti campi delle scienze naturali e umane nonché della musica. Famose l’antica scuola e la biblioteca.

Convent of St Gall.jpgAbbazia di San Gallo












L'Abbazia di San Gallo (in tedesco Fürstabtei Sankt Gallen) fu per molti secoli una delle principali abbazie benedettine d'Europa. È situata nella città di San Gallo nell'odierna Svizzera.

Indice

Storia

                                                      Il monastero venne fondato nel 612 come eremo e prese il nome da san Gallo, un monaco irlandese. San Gallo fu discepolo e compagno di san Colombano futuro abate di Bobbio, e morì nel 645. Quindi fu di regola celtico-irlandese scritta dal suo maestro Colombano a Luxeuil.

L'interno della Cattedrale è uno dei più importanti monumenti barocchi della Svizzera
Il monastero, dopo la morte di san Gallo, andò in rovina ma il conte di Waltram di Turgovia nel 719 incaricò il monaco benedettino Otmaro di ripristinarne la funzionalità. Otmaro lo ricostruì radicalmente ex-novo come abbazia, provvedendo a che i monaci colombaniani potessero viverci in comunità ed adottò per loro una regola che nel 747 venne trasformata in regola benedettina abbandonando quella adottata da San Colombano il che lasciò poi degli strascichi che sfociarono in una congiura contro l'abate Otmaro che nel 759 accusato di adulterio fu esiliato e condannato a morire di fame. Nel 719 Otmaro fu il primo abate dell'Abbazia. In essa furono poste in custodia le reliquie di San Gallo.
Durante il regno di Pipino il Breve venne fondata la famosa scuola di San Gallo, in cui le arti, le lettere e le scienze fiorirono.
Successivamente, sotto l'abate Waldo di Reichenau (782-784) vennero copiati molti manoscritti, formandosi così una nutrita biblioteca. Numerosi monaci anglosassoni e irlandesi si riunirono per dedicarsi alla copia dei libri. Su richiesta di Carlo Magno, il Papa Adriano I inviò molti salmodianti da Roma, i quali propagandarono l'uso dei canti gregoriani.
Nel secolo seguente l'abbazia di San Gallo entrò in conflitto con quella vicina dell'isola di Reichenau, nel lago di Costanza. Tra il 924 e il 933 i magiari minacciarono l'abbazia ed i libri furono spostati a Reichenau per sicurezza. La maggior parte di essi, con il tempo, fece ritorno all'abbazia di San Gallo.
Nel tredicesimo secolo l'abbazia e la città divennero un principato indipendente su cui gli abati regnarono vantando il titolo di principe del Sacro Romano Impero.
Sotto la guida dell'abate Pio (1630 – 1674) venne iniziata la stampa dei libri. Nel 1712 l'abbazia subì grandi cambiamenti a seguito del saccheggio della Svizzera. Buona parte di libri e manoscritti vennero portati a Zurigo e Berna. Dopo il ripristino dell'ordine, San Gallo divenne la residenza del vescovo ed ospitò gli uffici amministrativi del cantone, oltre ai resti dell'antica biblioteca.
Ai giorni nostri rimane poco dell'originale monastero medievale. La maggior parte delle strutture, compresa la cattedrale, vennero progettate in stile tardo barocco e costruite tra il 1755 ed il 1768.

Tesori culturali

La biblioteca di San Gallo è considerata una delle più ricche di tutto il Medioevo. Ospita una delle più impressionanti collezioni di libri in lingua tedesca del primo Medioevo. Nel 2005 conteneva più di 160.000 libri, di cui 2.200 scritti a mano e 500 risalenti a prima dell'anno 1000. In seguito la Stiftsbibliothek diede inizio ad un progetto per la digitalizzazione degli inestimabili manoscritti.
La libreria contiene il Codex Abrogans uno dei più antichi testi in lingua tedesca esistente risalente al ottavo secolo.
È presente inoltre un cartiglio senza eguali del nono secolo, noto con il nome di Pianta di San Gallo, questo racchiude gli unici documenti d'architettura risalenti a 700 anni fa, tra la caduta dell'Impero ed il tredicesimo secolo. I piani non vennero mai eseguiti, ed il loro nome è dovuto al fatto di essere stati conservati all'interno dell'abbazia, dove possono tuttora essere trovati. I piani rappresentavano la costruzione di un monastero ideale, concepito da uno dei concili tenuti ad Aquisgrana per la riforma del monachesimo nell'Impero franco, durante i primi anni dell'imperatore Ludovico I (tra l'814 e l'817).
Nel 1983 il convento di San Gallo venne inserito dall'UNESCO tra i Patrimoni dell'umanità come «perfetto esempio di grande monastero Carolingio».

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